Quante giornate storte possono
capitare in un anno! Spesse volte mi domando come si possano sopportare con
tanta facilità questi continui alti e bassi, questa incapacità di stabilizzarsi
dell'intricato mondo di sentimenti, destini, situazioni.
Siamo perennemente gettati nel disequilibrio
dell'asse cartesiano, costretti ad impersonarci acrobati di noi stessi,
maschere di finzione per poter procedere giorno per giorno, tra ferite e
cicatrici, con disillusioni e sogni da gettare dentro lo zaino sulle
nostre spalle.
Ci sostengono i desideri e gli obiettivi che ci
prefissiamo, ma inaspettati tranelli ci fanno inciampare segnandoci con lividi
scuri non solo fisicamente, ma anche emotivamente. L'ho sempre detto di avere
l'animo in tempesta. Non sarò mai un venticello leggero e piacevole, piuttosto
la mia natura soffia di un potente maestrale, scatenante mareggiate di folli
pensieri. Sono capace di appassionarmi all'eccesso in ogni cosa che faccio, sia
essa lavorativa o creativa, individuale o sociale. Le mezze misure non sono
nella mia indole e, proprio per questo, temo, quando vengo presa in giro ci
soffro terribilmente e sprofondo in uno stato di negativismo totalizzante.
Chiudo a doppia mandata ogni possibile collegamento con l'esterno che in
qualche modo mi ha illusa. Silenzio. Testa che ribolle e voglia di esplodere.
Tempesta perfetta. Sommovimenti tellurici di emozioni contrastanti. Rabbia che
non rimane impassibile.
Scaricarsi sul pungiball e senza guanti è
inevitabile. Ogni colpo è un mezzo per superare quel macigno che mi pesa sullo
stomaco, colpendo idealmente chi e che cosa ha provocato quel malessere. Non
sono una persona zen, non ricerco e non sopporterei l'armonia, ho bisogno di
forze che mi smuovano. Eppure, sul fare del tramonto, stasera, mi sono
trovata di fronte ad un paesaggio impregnato di calma e di perdono.
Il sole stava scendendo lentamente dietro alle
montagne innevate, disperdendo i suoi ultimi raggi nell'illuminare i pochi
lembi di nuvole sparse. Davanti a me, quando già la luce diminuiva, i petali
bianchi dei meli e dei pruni mandavano bagliori chiari nell'improvvisa ombra.
C'era pace, armonia e come sempre succede, la natura ci consola se la sappiamo
osservare e ammirare. Quasi essa fosse un'amica che provvidenzialmente corre in
nostro soccorso. I fiocchi bianchi, i rami che si muovevano delicatamente
cullati dalla brezza notturna, dopo tre giorni di furore del föhn, il cielo diviso di azzurro e
giallo, l'enorme gigante roccioso addormentato davanti ai miei occhi.
Appoggiata al balcone, stringendo con i guantoni la ringhiera, mi sono
ricordata che ad ogni batosta segue una vittoria, ad ogni sogno infranto se ne
accende uno più solido, ma soprattutto mi sono detta che non devo più
permettere che una frase, un torto, una scorrettezza nei miei confronti mi
feriscano, perché alla bassezza non sono abituata e ad essa opporrò
sempre il mio valore e i miei principi.
Sono una scrittrice da Venere, non è facile dimostrarlo ogni
giorno in una realtà così avida ed intricata, ma so che la mia testardaggine e
la mia consapevolezza mi aiuteranno nel labirinto di ogni giorno.
Buona notte e sogni di smeraldo,
Juju